Quali sono le caratteristiche e le influenze che incorrono nella vita di un soggetto fino renderlo un serial killer?

– MODELLI MOTIVAZIONALI; IL modello motivazionale di Douglas, Ressler e Burgess) si compone di cinque elementi:

  • L’ambiente sociale: Gli studiosi delle relazioni familiari sostengono che le interazioni fra la famiglia e l’individuo sono elementi fondamentali per la crescita e la formazione di un’immagina positiva di sé. Per un bambino in crescita il genere di attaccamento alla famiglia si tradurrà in uno schema generale di come comprenderà e categorizzerà le cose al di fuori della famiglia stessa e influirà in modo decisivo sul suo grado di adeguamento sociale. Molto spesso gli adulti non sono efficaci nell’imporre una corretta disciplina accompagnata da adeguate spiegazioni sulle norme di comportamento. Spesso i genitori non reagiscono a particolari atti devianti dei figli e assumono un atteggiamento indifferente; questo può portare nell’adolescente alla convinzione di non essere in realtà colpevole di niente. Non solo gli adulti non sono in grado di fornire delle linee guida per il fanciullo ma spesso impongono indiscriminatamente ai figli aspettative e valori adulti, con il risultato di scoraggiare i ragazzi da qualsiasi interazione con gli altri facendoli sentire incapaci ed emarginati. Da questa emarginazione e repressione nasce il rifugio nel mondo delle fantasie.
  • Eventi formativi: Ci sono tre fattori principali che influiscono sulla formazione. Il primo è il trauma, in forma di abuso fisico, psicologico o sessuale. Questi eventi possono essere traumi diretti come violenze subite in prima persona o traumi indiretti, come assistere a scene disturbanti. L’ambiente non reagisce in nessun modo ai traumi del soggetto, favorendone l’isolamento e non premettendogli nessun tipo di recupero. Un secondo assunto è che queste esperienze moleste influenzano il modo in cui il soggetto si relaziona con altri. Spesso il risultato è che il ricordo e la fissazione del trauma provoca una iper o una ipo sensibilità e quindi un eccessivamente alto o eccessivamente basso livello di eccitazione, nervosa ed emotiva. Se questi livelli sono alterati, le relazioni interpersonali ne risentiranno perché il soggetto avrà reazioni anormali e ricercherà stimoli continui e anomali. Il fallimento delle relazioni interpersonali, il nostro terzo elemento, rappresenta l’inefficienza da parte dei genitori di fornire un modello di comportamento socialmente adeguato. Il padre o la madre possono essere alcolizzati, oppure il bambino può essere testimone di episodi in famiglia in cui la violenza e gli elementi erotici sono strettamente legati. Vale, qui più che mai, il classico principio dell’educazione che vedere un padre che esercita la violenza con successo in famiglia può insegnare al bambino l’insana lezione che la violenza funziona, all’interno del microcosmo della famiglia come nel macrocosmo della società.
  • Risposte agli eventi: le risposte agli eventi sono divisibili in due grandi categorie; i tratti critici della personalità e le funzioni e i processi cognitivi. Nello sviluppo sano del bambino sono fondamentali i tratti personali positivi come fiducia, sicurezza e autonomia aiutano a stabilire le relazioni dell’individuo con gli altri. Tutto ciò, combinato con un ambiente sano e positivo, aiutano il bambino a sviluppare competenza sociale e fiducia in se stesso e negli altri. Nel serial killer c’è invece una propensione allo sviluppo di tratti di personalità negativi che interferiscono con la formazione di relazioni sociali e con lo sviluppo di emozioni e risposte emotive nei confronti dell’ambiente sociale; egli basa il suo sviluppo emotivo sulle proprie fantasie e sui loro temi dominanti emergono quindi: un senso di isolamento sociale, una preferenza per le attività autoerotiche, una forte tendenza alla ribellione, aggressività e un senso di essere privilegiati e di sentirsi autorizzati a fare qualsiasi cosa. Le conseguenze di questo stato sono una general, con conseguente sfiducia nelle relazioni umane e rabbia verso la società che li rifiuta. Il cronico mentire dell’assassino riflette una mancanza di fiducia e di possibilità di scambio reciproco con gli altri ; al contrario egli sviluppa invece un senso di autorizzazione implicita a fare tutto quello che vuole come conseguenza della rabbia e dello spostamento della colpa sulla società. Riguardo i processi cognitivi, con questi termini facciamo riferimento a quell’insieme di schemi cognitivi che servono per il controllo e lo sviluppo della vita interiore e che poi legano l’ individuo al contesto sociale. Questo schema è diretto a preservare uno stato interno di tranquillità e di calma attraverso la riduzione dell’ansia, del terrore e, molto importante, della sensazione di impotenza. Le funzioni cognitive sostenute dal contesto sociale e le interazioni con esso. Quando il contesto sociale è critico e le interazioni traumatiche, le funzioni cognitive si orientano a sostenere l’individuo e si organizzano in schemi fissi di pensiero e di comportamento. Quindi nei futuri serial killers si sviluppano unicamente funzioni negative, volte cioè a riparare i traumi ed equilibrare gli stati emotivi sempre e comunque in risposta a una serie di eventi e di convinzioni che si autoalimentano. È specificamente in questo momento che i temi di controllo e di dominio sugli altri prendono il sopravvento sulla vita interiore dei soggetti. Il pensiero tende così a ragionare per assiomi e senso comune perdendo la capacità di giudicare momentaneamente e continua ad essere legato a quegli schemi fissi su cosa le persone pensano di lui. In questo modo i livelli di attivazione emotiva e di eccitazione dei soggetti finiscono per concentrarsi unicamente intorno agli schemi fissi quindi monotona e statica e da qui nasce la ricerca di stimoli forti.
  • Le azioni verso gli altri: I bambini in condizioni sane cambiano e adattano il loro pensiero ogni giorno per conseguenza delle sfide e degli stimoli che il mondo propone loro, sviluppano quindi una flessibilità che nel bambino potenziale serial killer non esiste; egli infatti prova unicamente esperienze verso l’illegalità e la crudeltà verso gli animali che agli altri passano inosservate e impunite o perlomeno il bambino è in grado di rifugiarsi nel suo mondo interiore per rendersi comunque conto che le sue azioni non sono sbagliate e che aveva il diritto di fare le cose che ha fatto; questo isolamento porta solo ad auto-confermare il carattere non nocivo delle sue azioni. Per conseguenza le azioni violente verso il mondo, orientate a provare le stesse sensazioni di dominio e di controllo che caratterizzano il mondo interiore del soggetto, diventano sempre più crude e senza rimorso. Si passa dalla crudeltà sugli animali e la piromania nella prima infanzia, alle violenze sui compagni e ai conflitti con gli adulti nell’adolescenza, ai crimini veri e propri subito dopo, furti, aggressioni, stupri, omicidi.
  • Il feedback mentale dell’assassino:  l’assassino risponde alle sue azioni con una serie di considerazioni mentali che a loro volta influenzano le sue azioni future. Si è potuto notare infatti che le azioni dei serial killers subiscono dei cambiamenti così come le loro fantasie e il loro modo di porsi verso la società, il crimine e le altre persone. Ovvero man mano che commettono crimini la loro psiche e le loro fantasie vengono alimentate dalle nuove conoscenze ed emozioni creando sempre più giustificazioni alle azioni delittuose. Alcune fantasie diventano tali da ricreare mentalmente e concretamente una sfida verso le autorità come se fosse un macabro gioco, e queste eccitazioni e sensazioni di forza e dominio rispetto alla polizia alimentano la dimostrazione della loro superiorità.

– MODELLO DIATHESIS-STRESS : postulato per la prima volta da Gottesman e Shield nel 1982 e poi rivisitato da Hans e Marcus nel 1987 secondo cui “la combinazione di un ambiente traumatico e di una naturale predisposizione genetica a risposte condizionate generano conflitti a livello di concetto e di stima di sé”. Ovviamente tutto ciò è aggravato dalla natura sessuale dei traumi e dalle risposte ad essi. In pratica nel serial killer avviene una dissociazione tra le fantasie interne e la vita reale, la sua personalità si sdoppia e arriva a far prevalere la parte violenta, egli arriva a capire qual è la sua ossessione e come placare questo bisogno o meglio come soddisfare il bisogno, ormai è entrato in un circolo vizioso sempre più esigente. Proprio per questo molti non reggono alle auto-pressioni e commettono errori fatali che li porteranno alla cattura. Ad esempio Ted Bundy, inesorabile nello sparire nel nulla, verso la fine della “carriera” commette una stupidaggine dietro l’altra in preda a una vera e propria frenesia oppure Jeffrey Dahmer viene alla fine arrestato in preda a uno stupore quasi ipnotico, la sua psiche è così satura e distorta dalle dissociazioni che non è più in grado di orientarsi.

– MODELLI MINORI: Alcuni modelli si sono soffermati sulla biologia e le basi innate dei possibili serial killer, alcune interpretazioni sostengono che le cause di questi fenomeni seriali siano da ricercare negli squilibri ormonali, in particolare del testosterone, in pratica l’eccesso di tale sostanza provocherebbe un forte impulso di uccidere. Ma si può sinceramente affermare che la maggior parte delle tesi innatiste sono state ampliamente confutate. Discorso a parte possiamo farlo riguardo agli studi genetici. Il primo appartiene al Massachussets General Hospital e concerne gli effetti di una anomalia genetica riscontrata in un gruppo di soggetti che metabolizzavano in modo anormale l’enzima monoamminico di oxidase, detto anche MAOA, una sostanza che influisce sulla gestione della dopamina, della serotonina e della noradrenalina, componenti che sappiamo influenzare il comportamento e i sentimenti di qualcuno in modo determinante. Un altro dibattito molto fiorente è quello intorno al cromosoma 47 XYY. Jacobs, Brunton e Melville iniziarono la prima ricerca su cromosomi maschili XYY scoprendo questo cromosoma aggiuntivo in una nutrita schiera di criminali accusati di criminali violenti. Money (1970) sottolinea come bambini con XYY fossero dotati di personalità enigmatica, soffrissero di significativo isolamento e tendessero a essere tremendamente irascibili e violenti nelle loro rare manifestazioni verso gli altri. Sembra che questo cromosoma in eccesso aumentasse il valore di un metabolita, chiamato “Urine kryptopyrrole”, endogeno che negli esseri umani “normali” è presente in dosi microscopiche. Le ricerche che associano questo fattore con i comportamenti aggressivi e tipici degli assassini seriali sono molte, fra le tante, anche quella di Krauss che afferma con sicurezza che alti livelli di Urine kryptopyrrole portano a comportamenti fortemente impulsivi, perdita del controllo e bassa tolleranza dello stress. Sono famose le sue ricerche nel caso di Arthur Shawcross, assassino che terrorizzò la città di Rochester, nello stato di New York, uccidendo undici persone in due anni. Shawcross presentava altissimi livelli di Urine kryptopyrrole e, nonostante il fatto che la sua vita sia una storia di alti e bassi fra lavoro, guerra e matrimonio, gli schemi di violenza brutale sono stati presenti nella sua vita fin da quando il soggetto stesso può ricordare.