Storia della Psicologia

Caso clinico: l’uomo dei topi

Il paziente era un avvocato di circa trent’anni che aveva sofferto, fin dalla prima infanzia, di impulsi ossessivi che si erano aggravati negli ultimi anni, compromettendo sia la vita privata che quella lavorativa. Il caso in questione è conosciuto come “L’uomo dei topi”. L’analisi iniziò il 1 ottobre del 1907 e durò solo undici mesi con un risultato brillante. Freud presentò il caso fin dall’inizio del lavoro analitico, con due serate alla Società di Vienna, il 30 ottobre ed il 6 novembre, aggiornando successivamente tutti i membri dei progressi che man mano si consolidavano. Nel congresso di Salisburgo, il 27 aprile del 1908, circa sei mesi dopo la presa in carico del paziente, espose in maniera più approfondita e completa il caso.

L’anamnesi presentava una serie di ossessioni presenti dall’infanzia, aggravate negli ultimi quattro anni. Le caratteristiche del suo disturbo erano una paura ossessiva che potesse capitare qualcosa a suo padre e ad una signora che ammirava; inoltre, provava spinte compulsive a farsi del male ed avvertiva divieti. Sin dai primi giorni di analisi, il paziente raccontò di una sessualità cominciata in età precoce con vari episodi di seduzione da parte delle governanti. Già a sei anni egli aveva delle idee morbose, tra le quali che i genitori potessero conoscere i suoi pensieri e che, in conseguenza al desiderio di vedere donne nude e di provare impulsi sessuali, sarebbe capitato qualcosa al padre; tuttavia, quest’ultima idea che continuava ad assillare il paziente era più o meno infondata, in quanto il padre era in realtà morto diversi anni prima. E’ fondamentale ricordare che tutte le nevrosi ossessive hanno sempre come caratteristica una prematura attività sessuale; di conseguenza, i fattori formativi di una nevrosi sono da ricercarsi nella vita sessuale infantile. Uno degli episodi raccontati dal paziente a Freud è stato durante una marcia militare, nella quale accaddero due cose apparentemente poco importanti: il paziente perse gli occhiali e telefonò al suo ottico per farsene mandare un altro paio per mezzo della posta; inoltre, un capitano suo collega, “amante della crudeltà”, gli raccontò di un supplizio atroce adottato in Oriente. Nel racconto del secondo episodio il paziente era in evidente stato di agitazione, inorridito, spiegando come un vaso pieno di topi era appoggiato alle natiche del torturato, che non trovando altra via di fuga, s’inserivano dell’ano di quest’ultimo, continuando che nel momento in cui il capitano gli aveva raccontato questo episodio, gli era balenato in mente questo supplizio potesse accadere alla gentildonna amata e al padre. Tuttavia, il racconto di quella giornata andò avanti e il paziente raccontò come quella sera il capitano “crudele” gli consegnasse un pacchetto, sottolineando che quel pacchetto era stato ritirato all’ufficio postale ed era stato pagato da un altro tenente. Da quel giorno in poi il signor H, il nostro paziente, non era riuscito, in modo apparentemente involontario, a saldare il debito con il tenente, entrando in un vortice di dubbi e incertezze ossessive. Recatosi da un suo caro amico, gli raccontò tutta la storia ed il giorno seguente andarono alla posta a spedire il denaro all’ufficio postale. Infatti, l’importo del pacchetto andava pagato al titolare dell’ufficio postale, ma questo era un adempimento del quale il paziente era già al corrente da prima che il capitano gli dicesse di saldare il debito col tenente.

Nelle altre sedute il paziente raccontò molto episodi, tra cui il non essere stato al capezzale del padre nel momento del suo trapasso, cosa che provocava in lui un senso di colpa soprattutto perché aveva pensato che, se il padre fosse morto, egli avrebbe ereditato le ricchezze paterne, potendo così sposare la sua amata, della quale non provava però desideri sessuali, in quanto sentiva, inconsciamente, il padre come un’interferenza.

Una delle idee compulsive del paziente era quella di provare spinte compulsive a farsi del male. Attraverso dei racconti fatti dal paziente, Freud individuò un nesso sottile tra il voler fare del male e il volersi fare del male. Infatti, nel momento il cui il paziente era impossibilitato ad avere l’amore della propria donna, provava una spinta omicida contro chi aveva causato quest’impossibilità. L’intero processo era passato alla coscienza ossessiva con ordine inverso, dato che prima era apparso il comando punitivo e poi il ricordo della colpevolezza. Il conflitto tra amore e odio nel signor H era tale da estendersi a più campi della vita quotidiana. Ad esempio, capitava che, durante le preghiere, invece di augurare del bene a qualcuno modificasse involontariamente qualche parola in modo da dire il contrario.

La causa principale della malattia fu scoperta da Freud circa a metà della cura. La madre del paziente era una donna molto ricca e il padre del paziente, dopo il matrimonio, era entrato in affari con la sua famiglia creandosi una posizione agiata. Tuttavia, il paziente aveva appreso che, prima di sposarsi, il padre aveva fatto la corte ad una gentildonna di umili origini. Dopo la morte del padre, la madre aveva combinato il matrimonio del paziente con una lontana parente, non appena la sua istruzione fosse completa. Questo progetto creò in lui un conflitto, se rimanere fedele alla gentildonna anche se di umili origini, o rimanere fedele alle orme paterne sposando la ragazza ricca; egli risolse questo conflitto ammalandosi.

Il comportamento del signor H in ambito masturbatorio era degno di nota. Egli soleva volontariamente fare tardi al lavoro. Tra mezzanotte e l’una interrompeva lo studio apriva la porta d’ingresso dell’appartamento, come se aspettasse il padre fantasma e, tornato in sala, estraeva il membro e lo guardava allo specchio. Il paziente era sempre stato molto svogliato nello studio, il che aveva causato motivo di grandi conflitti. Quindi, con questo solo atto ossessivo, il paziente voleva che il padre fosse fiero di lui in quanto l’avrebbe trovato intento a studiare ma, nello stesso tempo, doveva assumere un atteggiamento di sfida.

Altro episodio degno di nota spiega la tendenza alla vigliaccheria. All’età di circa tre anni, egli fu punito dal padre per aver dato un morso alla governante; tuttavia, durante quella punizione, il piccolo, con una furia incontrollabile, si era scagliato verso il padre con ingiurie di una tale violenza che il padre stesso ne rimase scosso. Da allora in poi raccontò di essere un vigliacco per paura della violenza del proprio furore.

Alla lue di tutte queste spiegazioni, Freud riuscì a dare una spiegazione anche all’effetto sconvolgente provocato dal racconto del capitano e l’ossessione del debito con il tenente. Quando si trattava di ambito militare, il paziente si trovava in uno stato d’identificazione inconscia con il padre, che aveva prestato anch’egli servizio militare per diversi anni. Uno degli episodi spesso raccontati dal padre riguardava un debito di gioco che egli non aveva mai saldato in quanto non aveva mai trovato quell’amico che gli aveva prestato il denaro. Il ricordo di questo debito del padre era divenuto proprio; quindi, il debito al tenente era un riscatto del debito di gioco paterno. Riguardo al supplizio dei topi, la sollecitazione dell’erotismo anale aveva riportato il paziente alla fanciullezza nella quale aveva avuto molta importanza, ed era stato mantenuto attivo da un’irritazione da vermi. I topi del racconto assunsero il significato di denaro, intuizione esatta in quanto il paziente dimostrò, durante le libere associazioni, un legame tra le parole “Ratten”, che vuol dire ratti, e “Raten”, che significa pagamenti e rate. Tuttavia, i topi avevano assunto un altro significato, quello di bambini. La gentildonna amata, dopo un’operazione ginecologica, era rimasta sterile, e questo era uno dei motivi che spingeva il paziente al dubbio, in quanto egli amava i bambini. Questa impossibilità di avere i bambini si ricollega al debito che il paziente aveva contratto con il tenente. Infatti, nel suo pensiero, un concetto si era fatto strada, ovvero «Pagherò il mio debito quando mio padre e la signora avranno bambini»; con questa affermazione egli aveva insultato le due persone che gli erano più care al mondo. Quindi, pagare il debito era divenuto un obbligo imprescindibile. Dapprima, al paziente era venuta l’idea di non dover saldare il debito, altrimenti si sarebbe realizzato il supplizio dei topi al padre ed alla signora, poi era avvenuta la trasformazione nel suo contrario, l’ossessione di pagare il debito. C’è un’ultima considerazione da fare riguardo all’idea di non dover saldare il debito e le sue conseguenze: essa si fondava su due teorie sessuali infantili. La prima è che i bambini nascono attraverso l’ano e la seconda che gli uomini possono avere bambini come le donne. Quindi, il concetto di penetrare dal retto, evidente nel supplizio dei topi, può essere rappresentato come uscire dal retto e viceversa.

Nella sua descrizione del caso, Freud sosteneva di aver curato l’uomo dei topi per quasi un anno, ma dai suoi appunti sappiamo che la terapia durò in realtà sei mesi. Sebbene il paziente avesse interrotto la cura, Freud disse di averlo perfettamente guarito con “il completo recupero della personalità del paziente”. Però, subito dopo averne descritto il caso, Freud confidò a Jung, in una lettera, che “l’Uomo dei Topi” era ancora confuso.

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